Si chiama ageismo ed è la discriminazione nei confronti di una persona, in base alla sua età. Vittime, soprattutto i più deboli, gli anziani. In occasione della Giornata Nazionale contro la Solitudine dell’Anziano (che cade a novembre) se ne parla in convegni ed iniziative a livello europeo. Ma che possiamo fare una volta che i riflettori si sono spenti? Soprattutto ora che stare chiusi in casa con meno persone intorno è diventata una regola ferrea per la salvaguardia della salute mondiale?
Over 60, 65. C’è chi relazionandosi con i cosiddetti senior, manca di rispetto. Nei rapporti di tutti i giorni, in ospedale, nei mass media (dove impera il giovanilismo). Invecchiare, al pari del morire, è diventato un tabù nella nostra società (occidentale). Se poi ad invecchiare sono le donne, non se ne parla proprio!
In soccorso a questa triste tendenza è giunto persino un hashtag, di quelli che si riservano ai fatti importanti: #OldLivesMatter. Ovvero “Anche gli anziani contano”. E c’è da prestare attenzione, visto che anziani, un giorno, lo saremo tutti.
Vite di valore o “pesi per la società”?
Passando da una decade all’altra, dai 60 ai 70, aumentano le discriminazioni nei confronti di chi non è più giovane. Il cambiare ruolo, passare dall’essere produttivi a pensionati, fa precipitare le cose. E in men che non si dica si viene classificati come un peso per la società. Il rischio di una vera e propria emarginazione degli anziani, soprattutto in tempi di emergenza sanitaria COVID, è un rischio concreto.
Una volta si era considerati “vecchi” a 65, oggi la senescenza (quarta età) inizia dai 70, 75. Ma il problema rimane. Soprattutto in Italia, dove di figli se ne fanno sempre meno (Fonte: Il post).
Vite di valore – Donne e uomini sullo stesso piano?
No. Le donne soffrono di più la solitudine. Ad una prima occhiata veloce al rapporto ISTAT, scopriamo che le donne sopra i 65 anni, sembrano decisamente più sole rispetto agli uomini della loro stessa età. Sarà forse perché gli uomini superati i 65 iniziano a guardarsi intorno, alla ricerca di donne più giovani, simil future badanti?
Ed anche nell’accesso alle cure c’è da sottolineare una differenza: tra le pazienti donne con tumore alla mammella la mastectomia totale è molto più comune dopo i 60 anni. Forse perché non si pensa alla dignità delle pazienti, dignità che invece dovrebbe rimanere identica nonostante il passare degli anni?
Vite di valore – Cosa possiamo fare?
Gli anziani che soffrono di discriminazione sono più fragili, sono vittime di stress, una “male” che arriva a compromettere funzioni cognitive, fisiche e psicologiche. Con il rischio di depressione dietro l’angolo. Che possiamo fare allora?
Prestiamo attenzione ad un punto di vista diverso. A tempi e necessità diversi dai nostri. E cerchiamo di tenerli vicini alle nostre vite, coinvolgendoli nelle vite dei nostri figli e alle scelte familiari. Perché a ben guardare, le persone anziane sono indispensabili a tutti noi, e, proprio come le donne, se si fermano loro, parte del mondo si perde in un bicchier d’acqua.
Per approfondimenti Age Discrimination (in inglese)
Katia