Nega, ridi, ama – Diario tragicomico di una menopausa (di Rossella Boriosi)

Nega, ridi, ama – Diario tragicomico di una menopausa (di Rossella Boriosi)

Una volta la menopausa era vissuta come una piccola morte. Una malattia, se ti andava bene. La consuetudine era quella di mettere da parte le donne che avevano raggiunto i 50. Quelle che avevano esaurito l’unico compito che la società riconosceva loro: far figli e tirarli su. Insomma, una volta era consuetudine confondere la vita stessa, con la capacità di metterla al mondo, la vita. Oggi non è più così. Per molti aspetti è esattamente il contrario. Dai 40 in poi la donna sembra rimettersi al centro delle sue giornate, e se la riprende con determinazione la vita, fin qui dedicata spesso dando la precedenza agli altri.

Le fasi che vive la protagonista del libro sono simili. Quando le viene comunicato l’ingresso in menopausa la reazione è quella della negazione. Si arrabbia persino con gli ormoni, andati nel frattempo in pensione.

Ci parla persino con gli ormoni:

«Coraggio estrogeni, sediamoci, parliamo. Ditemi: si può sapere cosa vi ho fatto? Non siamo stati felici in tutti questi anni vissuti assieme?»

La menopausa del resto ha le sue richieste, che pesano anche:

«C’è che ho rinunciato ai carboidrati, ché il mio metabolismo è più lento. Ho smesso di bere alcolici, ché le calorie vuote tornano a riempirsi sui fianchi. Ho rinunciato alle serate con gli amici, ché il giorno dopo non ho più la forza di alzarmi dal letto, e infine ho rinunciato al sonno ininterrotto, ché mi sveglio nel cuore della notte  pensando all’autocombustione. Ho rinunciato agli insaccati, al sesso promiscuo, alle gonne corte, alla cioccolata, e adesso anche alle sigarette!».

Andando avanti con la lettura si scopre che la protagonista, che porta lo stesso nome dell’autrice, Rossella, fa un grande lavoro, di consapevolezza, di riscrittura e di “riposizionamento del suo essere donna, oggi. Un percorso che potremmo definire “l’imparar ridendo” (perché il libro è divertente!). E con in mano un bicchiere, non solo mezzo pieno ma anche brillante, Rossella darà corpo a questa nuova consapevolezza, usando parole semplici e vere che farà dire al suo caro amico, Diego:

«Io credo che la libertà di pensiero, la sicurezza, la disinvoltura che si guadagnano con gli anni valgano più della giovinezza che si perde.» 

E alla protagonista stessa:

«Ho semplicemente capito che la vita è faticosa ed entusiasmante a qualunque età e imparato che bisogna celebrarla sempre. Non voglio più tenere un profilo basso, sentirmi inadeguata, rinunciare a qualcosa perché non è più il momento. Non permetterò più che mi si dica che non ho l’età per vivere la vita che voglio, perché ormai l’ho capito: l’età di una donna è quella che sceglie di avere, e non è affatto scontato che preferisca le prime decadi».

Ci siamo divertite così tanto a leggerlo che abbiamo deciso di intervistare Rossella Boriosi. E visto che noi siamo a Roma e lei a Perugia, abbiamo chiesto aiuto alla chat di Facebook.

Qui di seguito le nostre domande e le sue risposte.

Non ci resta che augurarvi buona lettura!

D. Sei presente sui Social (Twitter, Facebook) ed hai un tuo blog (Grimilde – Storie di rinascita). Hai quindi delle vere e proprie antenne per cogliere lo stato d’animo delle donne di oggi. Cosa ti colpisce di più di queste 50enni?
R. Le cinquantenni di oggi sono state pioniere del web: partecipavano ai forum quando ancora si chiamavano newsgroup e nei social quando ancora si chiamavano forum. Per le donne della mia generazione Il web rimane lo strumento migliore per confrontarci, scambiare informazioni e rimanere in contatto, per questo rimango stupita quando veniamo rappresentate come analfabete informatiche non digitalizzate. Tutta questa premessa per dire che non solo le cinquantenni di oggi sono parte attiva della società, ma persino delle precorritrici. Di fatto, siamo la prima generazione di donne che si domanda cosa fare da grandi a un’età in cui, per le nostre mamme, i giochi sembravano fatti.

Delle cinquantenni di oggi mi colpisce la vivacità, la visionarietà, la capacità di reinventarsi nel lavoro e negli affetti.

D. Nella tua giornata tipo cosa aggiungeresti che oggi non c’è?
R. Due ore di sonno. Lavoro dalle 8,30 alle 16,00, il pomeriggio lo dedico ai miei tre figli e ai loro impegni (di fatto sono una chauffeur), tra un accompagnamento e l’altro cerco di infilare trenta minuti di work-out, la sera dopo cena leggo, studio, mi ipnotizzo davanti alla tivù. Di fatto, la notte è l’unico momento in cui mi posso davvero rilassare e per questo ritardo quanto più possibile il momento di andare a letto. A proposito, cerco un buon copriocchiaie 😉

D. Cosa vorresti per i tuoi secondi 50 anni?
R. Tempo per la coppia e stabilità economica. Peccato che le due cose siano in antitesi: sia io che mio marito siamo freelance – tra l’altro lui vive e lavora all’estero – e quindi: o soldi, o sesso. Che tristezza.

D. Una domanda che non ti abbiamo fatto alla quale sogni di rispondere da quando eri bambina?
R. La domanda è: “Sei diventata quello che immaginavi?”
Sono fortunata, ho avuto i figli che desideravo, ma non sono diventata imprenditrice come sognavo di fare quando ero piccola e leggevo le surreali avventure imprenditoriali di Paperino e Paperoga. Ma chissà, magari ne ho ancora la possibilità. Come ricorda mia madre: la vita comincia a sessant’anni! Lei a quell’età ha aperto una sua attività e adesso gestisce un Bed & Breakfast. Vado a trovarla raramente perché mi dà sempre qualcosa da fare, ha un’energia che a me manca. Appartiene alla generazione delle immarcescibili e, se tanto mi dà tanto, anche io dovrò aspettare i settantanni prima di dirmi davvero realizzata.

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A 49 anni, dopo aver rilevato mutazioni sospette nel suo corpo, Rossella si presenta dal ginecologo. È vittima di affanno, instabilità umorale, gonfiori addominali, imbarazzanti sbalzi di temperatura basale. Candida ma sicura, ritiene di essere incappata in una drammatica gravidanza tardiva. Sarà il dottore, con tocco cauto da artificiere, a metterla di fronte alla verità: non si tratta affatto di un figlio in arrivo, ma delle avvisaglie della menopausa. A Rossella non rimane che prenderne coscienza.

Con un gruppo di amiche – che sono proprio quattro, un Sex and the city da bar dell’angolo – dà il via all’elaborazione del lutto, seguendo le fasi teorizzate da Elisabeth Kübler-Ross: 1. negazione; 2. rabbia; 3. negoziazione; 4. depressione; 5. accettazione; 6. rinascita. Il processo è comicamente turbolento e per questo tanto liberatorio. Da Rossella e dalle amiche non resta che imparare, ridendo.

La condivisione e l’ironia sono infatti il miglior metodo per accettare l’inevitabile. E trarne il meglio.

 

INFORMAZIONI UTILI
Titolo:
Nega, ridi, ama – Diario tragicomico di una menopausa
Autrice: Rossella Boriosi
Editore: Giunti (2016)
Illustrazioni: Sabrina Ferrero
Pagg. 185 (formato stampa)
Amazon (Kindle – | Formato cartaceo)

 

 

Credits immagine: http://www.pianetadonna.it/pictures/2016/10/14/nega-ridi-ama-un-libro-leggero-contro-l-horror-vacui-pesante-della-menopausa-1500841301[565]x[236]780×325.jpeg