Le malattie cardiovascolari (MCV) sono state considerate quasi esclusive patologie maschili. Rappresentano in realtà la principale causa di morte e disabilità femminile nei Paesi industrializzati, con un’incidenza che cresce con l’età. Poiché l’aspettativa di vita è maggiore nel sesso femminile, la proporzione di donne con MCV è in progressivo aumento*). Ma perché questo gap e come garantire la stessa prevenzione?
Questo non è un articolo sull’amore. Ma sulla salute e sulle cure, che prendono strade diverse, a seconda del sesso di appartenenza. Abbiamo dato per scontato, per secoli, che donne e uomini fossero fatti nello stesso modo. E per molti aspetti continuiamo a crederlo. È solo recente infatti:
l’acquisizione che esistono differenze di genere nella fisiopatologia, nel profilo di rischio e nelle manifestazioni cliniche, con conseguenze nel trattamento e prognosi. Come un bambino non può essere considerato un piccolo adulto, così la donna non deve essere considerata un piccolo uomo, anche se fino ad oggi la maggior parte delle conoscenze riguardanti le MCV (Malattie Cardio Vascolari) sono derivate da studi condotti principalmente su soggetti di sesso maschile e di razza caucasica, successivamente traslate alle donne e alle varie etnie.*)